A partire dal 29 Marzo 2019, aziende e cittadini residenti nel Regno Unito e non più nell’Unione Europea non potranno più:
Con la Brexit infatti, i cittadini inglesi perderanno la residenza entro il territorio europeo, requisito necessario per l’assegnazione dei domini .EU.
Tra i criteri che consentono la registrazione di un dominio .EU è indicata la necessità di essere aziende registrate o privati residenti in uno dei paesi dell’Unione Europea, Norvegia, Islanda o Liechtenstein. Se il registrante non risponde a questi requisiti minimi in fase di registrazione o non li rispetta più dopo la registrazione, il Registro ha potere di revoca.
Ecco che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea priva tutti i soggetti residenti in Gran Bretagna dei requisiti minimi.
Nella nota della Commissione europea agli stakeholders si legge:
“A partire dalla data di ritiro, le imprese e le organizzazioni stabilite nel Regno Unito ma non nell’UE e le persone fisiche che risiedono nel Regno Unito non potranno più registrare nomi a dominio .eu o, se sono registrati .eu, rinnovare i nomi a dominio .eu registrati prima della data di ritiro.”
Non è chiaro al momento se in barba della norma che stabilisce i requisiti di eleggibilità sarà possibile trovare un escamotage formale, e soprattutto se una soluzione alternativa di ripiego si voglia trovare, visto che anche i domini finiscono nelle maglie della rete delle contrattazioni e delle prese di posizione e opposizione tra UE e UK.
Il lungo processo di creazione che dal 1999 ha portato prima all’identificazione di EURid come il soggetto incaricato della gestione del TLD, fino alla delega ufficiale da parte di ICANN nel 2005, è stato improntato sul principio che la nuova estensione .EU non dovesse sostiture i presenti ccTLD nazionali ma come “opzione aggiuntiva per un’identità pan-europea in rete per siti e indirizzi postali”.
Le conseguenze dirette di questa delibera potrebbero essere una diminuzione degli introiti derivanti dall’assegnazione dei domini .eu agli inglesi; dubitiamo che chi ha investito su domini .eu per la promozione del proprio marchio a livello internazionale non trovi soluzioni palliative o alternative per superare l’impedimento normativo.